Soavi parole e dolci sguardi

Lezione spettacolo

Intorno al 1360, a circa un decennio dalla pestilenza che devastò Firenze e l’Italia, un giovane uomo lascia Firenze per andare in una cittadina del Nord Italia, inviato dalla banca per cui lavora. Non è sposato e porta con sé la propria biblioteca, fatta di cinque manoscritti: due sono libri devozionali, tre sono di poesia.

Prima di partire, intravede in chiesa una giovane donna. Malgrado ignori il suo nome, non può smettere di pensarla e quei tre libri lo portano (inconsapevolmente) a creare un’immagine ideale, foggiata su quel concetto dell’amore che si è sviluppato a partire dall’amor cortese provenzale e poi, in Italia, ha intrapreso un proprio percorso, per approdare allo Stilnovo.

E questa immagine vive e cresce in un mondo interiore, ma non separato dalla società del tempo, che struttura rigidamente tutti gli aspetti della vita, e dove la conoscenza tra donne e uomini è regolata, nella maggior parte dei casi, da norme severe.

Per il nostro giovane uomo gli istinti bene indirizzati e la poesia d’amore diventano le materie da cui spontaneamente emerge una figura originale, non troppo dissimile nelle forme e nei sentimenti dai modelli di Dante, Guido Cavalcanti, Cino da Pistoia. Tutti speriamo che un giorno quell’uomo abbia fatto ritorno a Firenze, e quella figura idealizzata sia divenuta persona vera nella donna che aveva visto in chiesa prima di partire.

Ciò che non si può dubitare è che senza quei tre libri quell’amore ideale sarebbe stato molto diverso.

Andrea del Ben ci conduce lezione-spettacolo colta e intrigante, alla scoperta dell’amore ai tempi di Dante, accompagnato dalle letture di Klaus Martini.

Andrea Del Ben (Trieste 1965) si è laureato in Lettere a Trieste ed ha conseguito il dottorato di ricerca in Italianistica all’Università Cattolica di Milano. È stato borsista Fulbright all’Accademia Americana di Roma e dal 2001 insegna all’Università di Udine. Si è occupato di Pietro Bembo, dell’ambiente umanistico veneziano del Cinquecento e dell’erudito friulano Gian Domenico Bertoli. Ha curato, con Enrico Lucchese e Lorenzo Nuovo, l’edizione delle lettere del pittore triestino Arturo Nathan.

Klaus Martini, muove i primi passi da teatrante con il Palio studentesco di Udine e consegue il diploma d’attore presso la Civica Accademia d’Arte Drammatica Nico Pepe di Udine. Lavora in diverse produzioni del CSS Teatro stabile d’innovazione del FVG: Vanja in città regia di Rita Maffei, Mi vedi? regia di Guillermo Pisani, Il labirinto di Orfeo regia di Rita Maffei. Interpreta ruoli principali anche in Vennero in tanti e si chiamavano gente a cura di Nicoletta Oscuro e Hugo Samek, Nini e Cecilia regia di Massimo Somaglino, Il delegato regia di Alessio Nardin. Nel 2021 viene selezionato da MITTELFEST nella sezione MITTELYOUNG con il progetto P.P.P. TI PRESENTO L’ALBANIA-primo studio, monologo di cui è autore e interprete. Nello stesso anno è nel cast televisivo di Volevo fare la Rockstar 2, regia di Matteo Oleotto, produzione Rai Fiction e Pepito Produzioni.

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